Progetto
Satyricon Circus
Renato Giordano è stato nominato componente della CONSULTA PER LO SPETTACOLO
del Ministero dei Beni e delle Attività culturali per gli anni 2016/2018.
Renato Giordano ha fatto parte del Consiglio di Amministrazione del Teatro
di Roma.
Giorgio Albertazzi, Michele Placido e Renato Giordano
Durante le prove di “Satyricon”.
Una commedia sulla storia della scoperta dell'insulina
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contattare
Renato Giordano
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regiordano.rg@gmail.com
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Theatrical based medicine di Renato Giordano, il logo.
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Giordano con Valeria Marini e Pierre cardin
di RENATO GIORDANO
Renato Giordano, autore e regista dello spettacolo, anima e corpo in scena
che testimonia il passaggio ideale generazionale del rito iniziatico del
“Primo bacio”, ha con intelligenza e tatto artistico attinto a piene mani
dall’eccezionale serbatoio di nuovo promesse del mondo dello spettacolo
costituito da eventi come Amici, il Grande Fratello, ed X Factor.
Eccezionale…Lo spettacolo fila via come un orologio : ancora eccezionale la
musica a cappella del gruppo vocale i Cluster, grande ritmo e energia
sprigiona il corpo di ballo con un Andrè De La Roche in perfetta forma,
bravi davvero i giovani attori che con semplicità e spigliatezza comunicano
al pubblico le varie esperienze del primo bacio.
Uno spettacolo fresco ed energizzante per il pubblico, particolarmente
importante per gli spettatori meno giovani che alla fine riscopriranno e
capiranno di più i propri figli o nipoti…(Mario Guidi recensione su
www.teatro.org, 01 agosto 2009).
L’EVENTO. PRIMI BACI IN MUSICAL. L’idea è partita dall’autore e regista
dello spettacolo , Renato Giordano, che ha lanciato sul sito www.il
primobacio.com l’iniziativa di far raccontare, come su una sorta di grande
muro virtuale, le storie dei primi baci, quelle un tempo destinate solo alle
confidenze della migliore amica o chiuse tra le pagine di un diario. Ogni
bacio ha la sua storia. Particolare, inimitabile, originale, e quasi in
tutti i casi, indimenticabile…( B. G. su IL TIRRENO, 31 luglio 2009).
LA MAGIA DEL PRIMO BACIO, SHOW TRA MUSICA E REALITY. Diecimila primi baci
pescati nella rete di internet, lanciati sul palcoscenico e schioccati con
il ritmo travolgente de i Cluster. In prima assoluta al Teatro all’aperto
della Versiliana è arrivato il musical “il primo bacio.com” diretto scritto
e diretto da Renato Giordano lo spettacolo che dosa sapientemente in un
cocktail esplosivo musica, reality ed internet, ofre un cast di altissimo
livello: il ballerino Andrè de La Roche, accompagnato da suo corpo di ballo,
dove troviamo anche Rosy Loconte di Amici, una schiera di interpreti
frizzanti come la gieffina Veronica Rega, e un accompagnamento musicale che
ci riporta alla prima edizione di X FACTOR, i Cluster. Il gruppo a cappella
genovese, formato da cinque talentuosi ragazzi, è la colonna sonora della
storie del primo bacio, raccolte on line dal regista e riadattate per il
palco. (Laura Tabegna, LA NAZIONE, 31 luglio 2009).
E sono queste storie raccontate da perfetti sconosciuti a essere la trama ,
il motore, divertente e coinvolgente del musical reality il primo bacio.com…(M.F.
su IL GIORNALE, 31 luglio 2009).
Renato Giordano ci ha abituato a letture intelligenti e accattivanti dei
classici. Perfettamente fedele al loro spirito, sa trovarne l’aspetto
ammiccante, coinvolgente che assicurò loro il successo nei millenni passati:
e la sua sensibilit per l’antico è tanto profonda che non si fa mai
irretire dal classicismo che rende noiose e accademiche opere nate per il
grande pubblico e da questo portate al trionfo. Quando poi propone i suoi
lavori in una ambientazione magica come il Teatro antico di Taormina, di cui
è stato ospite fino a ieri per la “Favola di Amore e Psiche” da lui stesso
ricavata dal capolavoro di Apuleio, LA SERATA DIVENTA INDIMENTICABILE.
Quando i suoi interpreti sono personalità con la vis comica e la profonda
umanità di Peppe Barra, coinvolto in duetti irresistibili con Piero Caretto;
un danzatore di assoluta perfezione (sia nel dare corpo alle coreografie che
nel renderne evidente il senso) come Andrè De La Roche; quando a questi si
aggiunge il fascino di Francesca Nunzi e la melodia sicura di Francesca
Marini si realizza quella eccellenza di arte che MERITEREBBE UN OSCAR se ne
esistessero per il teatro.
Perché veramente questa produzione è un CAPOLAVORO da tutti i punti di
vista…
(Sergio Sciacca”Una serata indimenticabile con Amore e Psiche” su LA
SICILIA, 28,07,2008)
Renato Giordano ha messo in scena questa STUPENDA favola di Apuleio e lo
ha fatto col suo estro di regista totale, utilizzando, com’è nel suo
bagaglio culturale, delle ottime musiche multietniche ; un sestetto bel
amalgamati di danzatori capitanati da un carismatico Andrè De la Roche che
ha curato le coreografie di un mix di plasticità, classicità e simmetrie
funamboliche; una superba cantante come Francesca Marini ed un trio di
eccellenti attori con un Peppe Barra da APPLAUSI a scena aperta.
(Gigi Giacobbe”Che goduria questo classico” su IL GIORNALE DI SICILIA
28,07,2008)
…Sono performance a 360 gradi quelle che Renato Giordano realizza
riuscendo nell’intento di farci tornare indietro nel tempo, o, addirittura,
come nel caso della Favola di Amore e Psiche, proiettandoci in un mondo
irreale come quello delle fiabe, fantastico per antonomasia. E sono di
livello assoluto i contributi che gli vengono per la musica da Coen, Rivera
e Del Vecchio, e per la danza dal bravissimo Andrè De La Roche.
SEMPLICEMENTE STRAORDINARIO Peppe Barra, il grande attore partenopeo,
padrone assoluto del palcoscenico, si è reso protagonista di una prova di
altissimo livello. Accanto a lui Piero Caretto davvero Bravo. GRANDE
SUCCESSO.
(Matteo Pappalardo “un salto nel tempo nella bella fiaba di amore e
Psiche”su LA GAZZETTA DEL SUD, 28.07.2008).
Un ECCEZIONALE SUCCESSO di pubblico ha salutato la messinscena della
Favola di Amore e Psiche ,una storia di passione, ma anche di invidia, di
pentimento, di coraggio, di lotta per riconquistare ciò che non si ha più,
una storia umana, di vita vissuta, nei secoli andati come ai nostri giorni.
Lo spettacolo è stato una sapiente miscela di moderno e antico, teatro e
musical, divertimento e approfondimento psicologico, addirittura un mosaico
linguistico, tra battute in latino, in italiano e in vernacolo partenopeo.
(Francesco Bottone su OGGI NUOVO MOLISE, 04.08.2008).
Giordano punta su tre elementi descrittivi quali la danza, la musica e il
teatro. Elementi ognuno dei quali , se non ben equilibrati possono
sbilanciare la lettura di un opera che ha in se come caratteristica la
semplicità narrativa del linguaggio fiabesco. Giordano questo lo sa…La
rappresentazione è un susseguirsi di dialoghi esilaranti grazie alla notoria
bravura di Barra e degli altri attori (Caretto e Nunzi). La danza è una tela
sulla quale i personaggi della fiaba si raccontano, la cornice è la
bellissima voce di Francesca Marini…tutti gli elementi risultano
perfettamente equilibrati tra loro tanto da creare suggestioni
fantastiche…lo spettacolo della durata di un’ora e mezza LASCIA STUPEFATTI
per la sua splendida semplicità narrativa e per l’interpretazione di ogni
suo componente.
(Andrea Russo su Casertamusica.com 04.08.2008).
“Amor, ammore, amuri” così esordisce Peppe Barra nella bellissima favola
allegorica di Amore e Psiche messa in scena con grande SUCCESSO al Teatro
Greco di Taormina…L’erotismo e la licenziosità regnano sovrane nell’edizione
taorminese di Renato Giordano ma ben vengano…gli audaci doppi sensi di
Apuleio che già utilizza un felice impasto di elementi linguistici diversi
sono arricchiti di sicilianismi e napoletanismi e completati dalle
coreografie intriganti e sinuose di Andrè De La Roche e dalle belle melodie
piene di sentimento…ECCEZIONALE!.
(Rita Cocuzza su il Mercatinosicilia, 05.08.2008).
E’ un GRANDE MUSICAL “La Favola di Amore e Psiche” che ha debuttato al
teatro Olimpico, grande per l’idea di scenografia, per il gioco magico di
luci e fumi, per le stupende musiche multietniche che si basano sulle
percussioni per dare vita ad un balletto curato da Andrè De La Roche
“divino”, E’ un grande Musical, leggero, aereo e forte nei suoi movimenti in
una perfetta continuità dell’azione che passa dalla prosa alla coralità
della danza lasciando spazio alla voce baritonale di Peppe Barra che ci
ricorda i suoi fasti con l’indimenticabile Compagnia di canto popolare.
Giordano l’ha tratta da Apuleio ma il suo è uno spettacolo classico che si
adegua alla modernità , al sorriso con cui possiamo seguire gli intrighi dei
mitologici Dei, falsi e bugiardi, come li consideriamo oggi…Renato Giordano
cura un allestimento fatto di PICCOLE GRANDI MAGIE…
(Carlo Rosati su Scenaeschermo 22.10.2008).
Adesso Renato Giordano ,dopo il Satyricon ed il Decamerone ha messo in
scena questa STUPEFACENTE favola di Apuleio , compiendo ed ultimando il suo
percorso latino-medievale. E lo ha fatto col suo estro di regista totale
Piero Caretto e Peppe Barra sono una coppia in grado di vestire in un’ora e
mezza,decine di personaggi…tutto ECCELLENTE ,con il risultato che il
pubblico non si distrae, segue i fatti con interesse e lo spettacolo va
avanti di filata senza subire rallentamenti o tempi morti. APPLAUSI a scena
aperta.
(G.G. su Hystrio ottobre-Dicembre 2008).
Il PREGEVOLE allestimento d’ampio respiro, fondato sulla totalità dei
linguaggi scenici che nello spettacolo coesistono ben amalgamati, è adesso
riproposto nel capiente palcoscenico del Teatro Olimpico…l’impaginazione
figurativa dell’allestimento, ben illuminata dalle MAGICHE luci di
Pirandello, visualizza una magica, fiabesca atmosfera “En plain air”
evocante un “sogno di mezza estate”…L’impostazione registica di Giordano
struttura lo spettacolo alternando ai recitativi, danza e canto….Le
partiture musicali supportano egregiamente e danno ritmo alle coreografie
aggraziate e finalizzate a fluidificare nello spazio, tensioni ed emozioni,
poesia del gesto ed assoluta dedizione alla conduzione coreutica di Andrè De
La Roche. Tutto SPLENDIDAMENTE abbigliato…
(Vincenzo Sanfilippo “E tutti ne sognarono” su “Inscena” 29.10.2008.).
Recensioni all’ edizione del 1991
Il nuovo testo di Giordano DOPPIO GIOCO , è probabilmente il risultato più
compiuto dell’ autore per la sintesi raggiunta fra l’interesse dei contenuti
e la scrittura: nitida, sottile, intrigante nel senso più alto del termine.
Realtà e finzione si scontrano nel testo, non su un piano teorico e
astratto, ma nell’esistenza di due personalità di statura non comune:
Casanova e Da Ponte… Lo spettacolo diretto dallo stesso autore conferma
ancora una volta le qualità di Giordano per l’equilibrio che riesce sempre a
raggiungere fra magia visiva dei suoi spettacoli e la saldezza con cui
padroneggia la scena e la scrittura.
(Giovanni Antonucci, su “IL TEMPO”, 20 luglio 1991).
E’ sicuramente uno degli avvenimenti teatrali della stagione DOPPIO GIOCO
di Renato Giordano. In un’ora e venti lo spettacolo è un incandescente magma
di passioni, di ipocrisie, tra lenzuola grondanti di voglie, afrori di
sesso, sudori di morte.
Giordano, anche autore delle musiche, è una vera scoperta di straordinaria
capacità drammaturgica.
(Paolo A. Paganini, su “LA NOTTE”, 17 ottobre 1991).
Grande successo per DOPPIO GIOCO , che ha una efficacissima costruzione
teatrale.
E la regia dello stesso autore è essenziale ed incalzante lungo un percorso
circolare in cui le battute iniziali sono anche quelle che avviano alla
conclusione…la doppiezza del titolo è quella dei personaggi : Da Ponte in
definitiva più dissoluto di Casanova, entrambi disposti a giocarsi la vita
come nella partita di carte e dadi che scandisce l’azione , il primo ancora
aperto ad ogni azzardo , il secondo già sconfitto nel declino di ogni
passione che non sia ormai un’ultima beffarda volontà di supremazia
intellettuale prima del sonno, senza neanche l’orgoglioso rogo che
trascinerà Don Giovanni all’ inferno.
(Franco de Ciuceis su “IL MATTINO”, 24 luglio 1991).
Diretto dallo stesso Giordano, lo spettacolo, davvero bello, è come una serrata partita a scacchi, in cui ogni personaggio gioca per sé , in un’ atmosfera vagamente minacciosa, trafitta da sonorità mozartiane… (Osvaldo Guerrieri su “LA STAMPA”, 3 novembre 1991).
La nuova opera di Renato Giordano è un altrettanto ben congegnato meccanismo ad orologeria nel cuore dell’ antitesi tra arte e vita…Nulla di strano quindi , nell’alternanza tra le carte e il sesso, tra il tavolo e il letto, fin nei bassi fondali dei mercati del sentimento, che il più celebrato libretto di Da Ponte sia opera non sua ma del rivale-amico Casanova. (Marco Caporali, su “L’UNITA’ “, 25 luglio 1991).
Un’ ipotesi terribile, un afflato maligno alimenta le ultime ore della vita di Giacomo Casanova trascorse nel castello di Dux…Questa ipotesi suggestiva ed accattivante viene avanzata da Renato Giordano, autore e regista di un interessantissimo testo dal titolo intrigante di DOPPIO GIOCO che ha debuttato con una entusiasmante accoglienza di pubblico al Festival delle Ville Vesuviane…(C.C. su “IL ROMA”, 24 luglio 1991).
In DOPPIO GIOCO il senso è tutto nell’impossibilità che vi siano linee di
fuga…Al centro dell’immaginazione del drammaturgo-regista Renato Giordano
c’è Venezia per il suo carattere museale e lagunare, per il suo carattere di
immobilità. Per Giordano l’universo di volta in volta si dispiega o si
rattrapisce in una entropia centripeta e ossessiva. E’ il tratto che lo
distingue dai drammaturghi trentenni suoi coetanei.
(Franco Cordelli su EUROPEO, 45/ 8 novembre 1991.).
Recensioni all’ Edizione del 1992/93.
Sembra di assistere ad una messa laica, in cui il sacerdote affronta
pubblicamente il suo sacrificio . La narrazione procede con molta
concretezza, si sostanzia di un linguaggio “forte”, disperato , a volte
delirante.
E quel clima CAMP, che solo Giordano sa inventare in palcoscenico, ci aiuta a capire le inquietanti verità di una storia che può ricominciare daccapo nella nostra coscienza. (Dante Cappelletti su “IL TEMPO” pag.14 ,7 agosto 1992).
L’ULTIMO ROCK ALL’INFERNO descrive un deserto di solitudine, un rovo ambiguo di incomprensioni, una gabbia d’oro nella quale si trova imprigionato Pilatus, un cantante che ha venduto la sua immagine in cambio del successo. Renato Giordano è in grado di riarrangiare in chiave contemporanea una storia di sapore marlowiano, costruendo una impalcatura drammaturgica efficace, tra le più intriganti e certo fra le più originali delle novità teatrali italiane di questa stagione. (Rossella Battisti su “L’UNITA’ “,10 febbraio 1993).
Ecco un altro interessante appuntamento con l’autore e regista Renato Giordano, alle prese questa volta con le mitologie di massa del mondo della musica Rock. Il testo su un argomento nuovo e insolito per il teatro è una bella prova di autore contemporaneo e non a caso la piece ha avuto una edizione a New Jork…Lo stile è come sempre in Giordano paradossale e personalissimo.Qui si mescolano con disinvoltura atmosfere soft a linguaggio forte, diretto e la narrazione molto “cinematografica” è sempre sul filo di una suspence sapientemente inquietante. (Titti Danese su “SIPARIO” pag.50 -51 marzo 1993).
L’ULTIMO ROCK è un testo molto ben indagatorio sulle tematiche di un “Apres l’amour” da spazzatura, modello di drammaturgia che richiama la lenta osservazione di un cinema da spy story , e anche eccelente alibi per immettere tanta stupenda musica generazionale…uno spettacolo bello con immagini e suoni captanti…(Rodolfo di Giammarco su “REPUBBLICA”,pag.XIII 15 gennaio 1993).
La regia così come il lavoro di scrittura è edificata su una sorta di partitura della memoria sonora, scandita da numerose canzoni rock che sostanziano la progressiva crescita di tensione della piece in un lievitare che si tinge di oscurità. Molti gli applausi per un testo che, come quelli antichi, si basa sulla mitologia, che oggi è quella della comunicazione di massa. (Giorgio Serafini su IL TEMPO, XI ,15 gennaio 1993).
Recensioni all’edizione del 1994.
Ogni appuntamento col Teatro di Renato Giordano è un indagine sugli stati
d’animo, sui processi associativi tra scrittura, tensione scenica e onde
sonore. Prevalgono i modelli del disincanto, un clangore da sintetizzatore,
gli scrosci di volume…S’è formulata un’analogia che, per le commedie di
Giordano, fa leva su due civiltà diverse, quella della mitteleuropa di
Schnitzler e quella dell’ America dei nuovi autori di frontiera. ALLE DONNE
PIACCIONO LE CANZONI D’AMORE, testo vincitore del Premio Flaiano 1993,
esalta ad esempio la forte contestualità delle mode musicali moderne…(Rodolfo
Di Giammarco su “LA REPUBBLICA”, 26 gennaio 1994).
In maligna contrapposizione al titolo da Musical americano “i sentimenti” vengono qui smontati e ricostruiti solo nella loro valenza di legame oppressivo. I dialoghi sono usuali, da salotto, ma sono il supporto di una tragedia che continua a svilupparsi ai bordi di una piscina sarcasticamente priva d’acqua, guscio vuoto. Convivono sulla scena tutte le stagioni dell’anno e della vita…mentre canzoni d’amore, bellissime, continuano a promettere che domani sarà meglio, più bello, incantato. (Leonardo Franchini su “L’ADIGE”, 16 gennaio 1994).
Giordano appare oggi uno dei rappresentanti più significativi della sua generazione. Un autore che nasce come regista attento alle soluzioni meno contingenti della nostra avanguardia teatrale…Alla prima di ALLE DONNE PIACCIONO LE CANZONI D’AMORE pubblico folto, attento e generoso di applausi verso Giordano…(Giovanni Antonucci su “IL TEMPO”, 25 gennaio 1994).
Sono solo canzonette ironizzava anni fa Bennato. Eppure la colonna sonora musicale di una vita dice talora più cose dei fatti che scorrono in primo piano…Giordano conferma una solidità di dialogo che gioca sul minimalismo attraverso soprassalti esistenziali. Segni di una visione morale che non vede riscatti nel nostro vivere quotidiano , un pessimismo che implicitamente esorta a volare più alti. (Toni Colotta su “L’ AVVENIRE”,30 gennaio 1994).
Giordano nelle doppie vesti di autore e regista adotta la tecnica dell’iperbole che consiste nell’introdurre l’azione, portarla sino alla soglia della “trasgressione”. Focalizzarne il sotto testo e riallacciarsi più avanti alla sequenza narrativa: il tutto legato dal suo modello di scrittura registica narrativo ritmica-figurativa con luso di un impianto recitativo stringato, con sequenze di flash back scenico sonore che parallelamente alle azioni trasmettono un senso di precarietà, di insicurezza e di cinismo. (Vincenzo Sanfilippo su GAZZETTA DEL SUD, 22 gennaio 1994).
In ALLE DONNE PIACCIONO LE CANZONI D’AMORE attraverso incisive sequenze di taglio cinematografico l’autore insinua inquietanti presagi di morte nei discorsi svagati di tre amiche in vacanza. L’indagine del disastro psicologico apparenta Giordano ai modelli di un Schnitzler e a quello dei nuovi autori americani. Da questi ultimi sembra aver mutuato il gusto della sintesi narrativa, nonché le squisitezze di un kitch da riscrivere in forma del tutto originale. (La giuria del Premio Flaiano vinto nel 1993).
(Mai rappresentato l’Italia)
LABBRA SERRATE di Renato Giordano è una vera, attuale tragedia senza eroi e
senza riscatto: un asettico trionfo del male perseguito e voluto come
demoniaca figurazione del nulla…Il lavoro di introspezione si risolve in una
forte sintesi drammaturgica, aggressiva e raggelante. Linguaggio essenziale,
dialogo secco e vigoroso, emozioni concentrate.
Repressa od esplosiva la violenza sta dentro tutti noi, ma per insana mutazione genetica ha smarrito i codici del dolore e della passionalità straniandosi in gretto subbuglio intellettuale. L’opera di Giordano – secondo le regole del buon teatro – non offre conclusioni né sentenze: suscita domande. Ognuno risponda per sé. (Giuria del Premio Vallecorsi vinto nel 1994).